Tunisiens en révolte en Italie contre l’expulsion, 13 arrêtés
54 Tunisiens en fuite et 13 arrêtés, bilan d’une journée de révolte, l’enième, au centre d’accueil de Pozzallo, en Sicile (Italie), où se trouvaient 104 Tunisiens interceptés au large de Lampedusa et en attente d’être expulsés par force au bled.
Liste Migreurop, 24 août 2011.
Ancora rivolta a Pozzallo: 54 reclusi in fuga, 13 arresti
Dopo le violente proteste degli egiziani del mese scorso, è di nuovo rivolta al centro di prima accoglienza di Pozzallo, a Ragusa, trasformato di fatto da mesi in un centro di identificazione e espulsione. Stavolta però a ribellarsi sono stati i 104 tunisini reclusi nel centro. La sommossa è esplosa intorno alle tre del mattino, la notte tra domenica e lunedì scorso. A incendiare gli animi è stata la voce sempre più insistente di un imminente rimpatrio per tutti. Prima un gruppo di reclusi ha simulato una rissa per una brandina per distrarre l’attenzione del personale di guardia. Dopodiché, armati di ferri e calcinacci, ottenuti smontando i letti e spaccando gli intonaci del muro, una cinquantina di ragazzi si sono lanciati contro la porta principale, fronteggiando compatti le forze dell’ordine. Mentre un secondo gruppo tentava di sfondare l’uscita secondaria del vecchio hangar dove si trovavano reclusi. Un’azione preparata nei minimi dettagli, che ha riportato in libertà 54 tunisini, al prezzo del lieve ferimento di 5 agenti delle forze dell’ordine — 3 poliziotti, 1 carabiniere e 1 finanziere — e di ingenti i danni procurati alla struttura di accoglienza, da mesi utilizzata illegalmente come centro di detenzione.
Nella struttura all’interno dell’area portuale di Pozzallo infatti, dall’inizio dell’anno sono stati concentrati e detenuti centinaia di egiziani e tunisini, spesso senza che nemmeno avvocati e funzionari dell’Acnur fossero autorizzati dalla questura a visitare i reclusi. Il tutto in una ostentata sospensione dello stato di diritto. Primo perché la struttura non è giuridicamente configurata come un centro di detenzione, non essendo un Cie né un carcere. Secondo perché fino a prova contraria la privazione della libertà personale in Italia non può avvenire senza la convalida di un giudice entro 48 ore. Lo dice la Costituzione italiana e lo ribadisce la legge sull’immigrazione. Evidentemente però in questo clima da stato di polizia, la libertà degli altri non è più un diritto così inviolabile. Soprattutto se gli altri sono i più malvoluti dei viaggiatori: gli harraga. E soprattutto se osano alzare la testa e ribellarsi a ciò che è ingiusto.
Se ne accorgeranno presto i 26 dei 54 fuggitivi che sono stati rintracciati nella zona portuale di Pozzallo e nelle campagne adiacenti nelle ore successive alla fuga. Per 13 di loro infatti sono scattate le manette. Le accuse sono di quelle pesanti: devastazione, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate. Rischiano anni di carcere. Sicuramente di più di quello che rischiano tanti colletti bianchi invischiati in storie di mafia e corruzione. Magari gli stessi che qualche settimana fa in parlamento hanno votato la nuova legge che porta a 18 mesi il limite di reclusione nei centri di identificazione e espulsione (Cie).
Fortress Europe, 23 août 2011.