[Caserte, Italie] Incendie dans un centre d’expulsion. Le centre détruit par le feu a été fermé

Incendie dans un centre d’expulsion italien, à Caserta. Tout le centre a été détruit. Pas de morts — heureusement — mais il y a eu des dizaines de blessés après un affrontement entre police et détenus tunisiens, qui sont gardés dans le centre depuis le 18 avril dernier. Aujourd’hui le juge a ordonné de fermer le centre. Les 96 détenus ont été transférés dans d’autres centres.

Liste Migreurop, 9 juin 2011.

 

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Vidéo de l’incendie

 

Abus policiers au centre fermé de Caserte en flammes

Des nouvelles fragmentaires arrivent du CIE (Centre d’Identification et Expulsion) de S. Maria Capua Vetere au sud de Naples, dans les alentours de Caserte. D’après des contacts téléphoniques avec les prisonniers, cette nuit a été une nuit d’émeutes à l’intérieur du centre.

Il y a quelques jours, un jeune Tunisien avait cassé un miroir et commencé à avaler du verre pour protester contre le fait qu’on prenne même pas en considération la possibilité de le laisser se rendre à l’enterrement de son frère en Tunisie.

Quand les autres sans-papiers ont commencé à demander que le jeune soit pris en charge par une structure médicale, des robocops sont entrés dans le centre et ont commencé à balancer des lacrymogènes sur les tentes qui ont pris feu. Il s’en est suivi un affrontement entre les flics et les migrants qui a duré environ deux heures.

La presse bourgeoise parle de 25 détenus blessés ainsi que plusieurs policiers. La moitié des tentes ont été détruites.

Traduit de l’italien (IndyNapoli et RepubblicaNapoli) par Le Réveil, 8 juin 2011.

 

Brucia il cie di S.M.C. Vetere. E scatta il sequestro

Meno uno. Il centro di identificazione e espulsione di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, non esiste più. Fisicamente perché è stato devastato dalle fiamme dell’incendio divampato stanotte. E giuridicamente perché la Procura di Santa Maria Capua Vetere ne ha chiesto il sequestro probatorio, di fronte a cui la prefettura ha disposto il trasferimento dei 96 reclusi presso altri cie del sud Italia. Tutto è cominciato quando un ragazzo tunisino, saputo quest’oggi della morte del fratello, è andato dagli agenti delle forze dell’ordine chiedendo di essere rimpatriato quanto prima, per partecipare ai funerali. Gli hanno detto di aspettare. E poi di aspettare ancora. E poi è arrivata sera. E il ragazzo non ci ha più visto dall’umiliazione.

Non soltanto essere privato della libertà pur non avendo commesso reati, ma addirittura non essere nemmeno libero di raggiungere la famiglia in Tunisia per il funerale di una delle persone più care. A quel punto, raccontano che abbia rotto uno specchio e abbia iniziato a ingoiare pezzi di vetro. Una vecchia tecnica, la più disperata. Tentare il suicidio e uscire dalle gabbie dei centri di espulsione attraverso la porta di un’ambulanza, sperando poi di sopravvivere e di poter scappare dalla finestra di qualche pronto soccorso. Quando gli altri reclusi lo hanno visto cadere a terra e chiedere aiuto lo hanno portato tutti insieme davanti al cancello della recinzione chiedendo aiuto a gran voce. Gli agenti delle forze dell’ordine hanno subito provveduto. Ma anziché utilizzare una barella — ci ha raccontato un testimone — lo hanno trascinato a peso morto, tirandolo per le braccia, mentre lui giaceva esanime a terra. Come se fosse un animale.

Quell’ultima gratuita umiliazione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I 96 tunisini — trattenuti nel centro di espulsione ormai dallo scorso 18 aprile — hanno iniziato a gridare la loro rabbia. La risposta degli agenti, in tenuta antisommossa è stata di sparare gas lacrimogeni all’interno della gabbia, in mezzo alla tendopoli dove venivano tenuti a dormire i reclusi. In quello stesso momento è divampato l’incendio. L’orologio aveva da poco passato la mezzanotte. Le fiamme sono state appiccate dagli stessi lacrimogeni, dopo che alcuni candelotti sparati dagli agenti sono caduti sulle tende, sfondandole e provocandone l’incendio. O almeno questo è quanto ci hanno raccontato al telefono i reclusi, visto che la Questura sostiene l’opposto e cioè che siano stati i reclusi a appiccare il fuoco.

Con le fiamme sono esplosi anche gli scontri, tra gli agenti in tenuta antisommossa da un lato e i reclusi a mani nude dall’altro. Nella concitazione sarebbero state ferite decine di persone. La Questura ha dato notizia di cinque contusi tra poliziotti e carabinieri. Mentre rimane sconosciuto il numero dei feriti tra i reclusi, sia contusi che intossicati dai gas.

La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha ordinato il sequestro probatorio del centro di identificazione e di espulsione. Il sequestro servirà a effettuare accertamenti e a reperire tracce dei reati commessi. Il capo della Procura, Corrado Lembo, ha giustificato il sequestro parlando di “fatti eloquenti e gravi di devastazione” che hanno reso “oggettivamente inutilizzabile il Cie di Santa Maria Capua Vetere”. Intanto aspettiamo tutti di conoscere quale soluzione sarà individuata per il tasferimento dei reclusi, visto che da stanotte il centro deve essere smobilitato. Per certo sappiamo che sono stati trasferiti in altri centri di espulsione del sud Italia. Appena avremo notizie vi aggiorneremo.

Fortress Europe, 8 juin 2011.

 

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