Les anarchistes promettent des problèmes aux organisateurs des Jeux Olympiques 2012
La Fédération anarchiste italien FAI (Fédération anarchiste informelle) a menacé d’organiser des actes de sabotage au cours des Jeux Olympiques 2012 à Londres, rapporte le journal britannique Daily Mail.
Dans son communiqué, le groupe terroriste a associé les compétitions sportives lors des JO au Royaume-Uni « avec un étalement de la richesse, à un moment où beaucoup de gens luttent pour se nourrir et nourrir leurs familles ».
« Personne nous n’interdira d’utiliser l’activité subversive pour gâcher l’image nationale et paralyser l’économie, et nous pouvons le faire. Nous ne voulons pas de riches touristes, nous voulons la guerre civile » , mentionne la déclaration des anarchistes.
La déclaration a été publiée sur le site des anarchistes 325.nostate. Le groupe y a pris la responsabilité pour les dommages causés aux communications électroniques dans la banlieue de Bristol, qui ont conduit à un dysfonctionnement sur la voie ferrée. Le même groupe serait probablement responsable des problèmes de communication de la police et de la radio, après que des inconnus aient endommagé une tour de retransmission à Bristol le 11 avril dernier.
Presse terroriste (Voix de la Russie, 27 mai 2012)
Regno Unito e Italia – Un sabotaggio FAI/FRI e una certa confusione
Nell’ultima edizione del Daily Mail, un confuso cronista attribuisce alla sigla FAI/FRI (Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale) e alle azioni compiute da gruppi e individui che vi aderiscono, una matrice italiana. Riferendosi alla rivendicazione pubblicata dal sito 325.nostate.net, riportata in calce nella sua traduzione diffusa da Culmine, i pennivendoli britannici, subito amplificati dai tristissimi media nostrani, fanno infatti riferimento alla FAI/FRI come « gruppo italiano ». « I terroristi italiani minacciano le olimpiadi di Londra », titolano in cerca di audience agenzie di stampa e portali di notizie… Seguendo questo confuso e riduttivo ragionamento, sarebbero « terroristi italiani » anche i sabotatori di banche in Bolivia, Grecia o Cile, di veicoli delle forze dell’ordine in Messico o in Russia, di fabbriche di imbottigliamento della Coca Cola in Ecuador, e via dicendo. Probabilmente, pensare che un « gruppo italiano » (ma potrebbe essere tranquillamente sostituito da un « gruppo bulgaro ») sia l’autore di azioni e sabotaggi contro istituzioni, proprietà, infrastrutture e altri obbiettivi in giro per il globo, è in fondo più rassicurante rispetto all’idea che a coordinate molto diverse, il mondo capitalista sia costellato da focolai di rivolta, da individui e gruppi che agiscono con modalità molto diverse contro nemici comuni, a prescindere da sigle o acronimi.
Informa-Azione, 27 mai 2012
Danneggiate a Bristol la linea ferroviaria e la radio della polizia
« È TUTTO un altro mondo: è inutile dire che noi non c’entriamo nulla con loro. » È la premessa imprescindibile di Mauro De Cortes, libraio dell’Utopia di Milano e storico esponente del circolo anarchico « Il Ponte della Ghisolfa », nel quale hanno militato anche Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda. Senz’appello il suo giudizio sulle azioni rivendicate dalla Federazione anarchica informale, che ieri è tornata a farsi viva sul web, minacciando una sorta di guerra a bassa intensità in chiave anti-Olimpiadi di Londra: « Noi siamo completamente estranei e contrari a questo genere di azioni — tiene a sottolineare De Cortes —. Noi le cose le abbiamo fatte, le facciamo e continueremo a farle sempre alla luce del sole: è la nostra storia a dimostrarlo. » Di più, « quella sigla la trovo anche un po’ fastidiosa e tutt’altro che bella ».
In che senso?
« Nel senso che può essere facilmente confusa con un’altra sigla, che è quella della Federazione anarchica italiana. Premesso che io non so assolutamente nulla di coloro che si firmano come Federazione anarchica informale, trovo che sia un modo poco chiaro di rivendicare un’azione: è come se le Brigate Rosse si fossero firmate come Partito comunista insurrezionale, tentando di confondersi col Partito comunista italiano… »
Questo le fa pensare che gli autori di questi gesti vogliano confondere le acque deliberatamente? O che magari siano eterodiretti da qualcuno?
« Non lo so, perché non li conosco. Mi sembra curioso, diciamo così, anche se aspetterei prima di esprimere un giudizio: rischieremmo di fare ipotesi e supposizioni senza avere un quadro chiaro della situazione. Detto questo, ribadisco, e non potrebbe essere altrimenti, la nostra assoluta estraneità e contrarietà: noi le cose le facciamo alla luce del sole. Ad esempio, il prossimo 6 luglio, giorno del decimo anniversario della morte di Pietro Valpreda, diremo qualcosa di più articolato sul film Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana. »
A proposito di piazza Fontana, più di quarant’anni dopo rispuntano ancora gli anarchici. Anarchici che poi la storia e le sentenze giudiziarie hanno dimostrato essere completamente estranei a quel tragico fatto di sangue.
« Appunto. Magari tra qualche tempo, non so immaginare quando, si verrà a sapere qualcosa di più su questa Fai. Al momento, ho solo dubbi. »
Vede analogie con quello o altri momenti storici dell’Italia?
« In questo periodo, come in altri, la gente ha sviluppato tante paure, alimentate dal fatto che all’orizzonte non si riesce a vedere nulla di buono. Queste azioni non fanno altro che alimentare quelle paure. Noi, invece, siamo convinti che i diritti si difendano con operazioni di tipo culturale. »
Ma vi sarete interrogati in queste ultime settimane sulle azioni rivendicate dalla Fai?
« Più che l’altro, ci interessa capire meglio, come a tutti del resto. Senza particolare ansia, però: ci tocca sì, ma come tutti i fatti che accadono nel mondo. Né più né meno. Mi pare che l’unica cosa certa sia che non ci troviamo davanti a dei Che Guevara che stanno provando a fare la rivoluzione: mi sembra davvero un altro mondo, e noi non vogliamo averci nulla a che fare. »
Presse terroriste (Nicola Palma, Quotidiano.net, 27 mai 2012)