Blessé grave à Chiomonte
Témoignage de A., militant. NO TAV, Un militant grièvement blessé au visage par une grenade lacrymogène tirée de très près. L’accident est survenu à environ 20 heures le 24 juillet 2011 devant le siège de la police pendant la manifestation d’Alpine NO TAV… A. était tout simplement en train de prendre des photos afin de documenter. Combien de fois se passe dans Chiomonte il y a des hommes d’application de la loi (de la flicaille) qui semblent viser avec une fureur particulière ceux qui sont en train de filmer ou de photographier. Dans chaque cas, les tirs se passent toujours pareils à hauteur de la tête sans se conformer aux règlements et normes de sécurité.
Le pronostic vital est actuellement réservé
Le scanner détecte de multiples fractures à la mâchoire, du palais et de la cloison nasale, en plus des deux grandes à l’intérieur de la lèvre contus lacéré supérieure et à l’extérieur. Demain l’homme doit être opéré au CTO de Turin. L’impact a été si fort dans le visage qu’il a été jeté au sol avec fracas. Il était pourtant d’une constitution grande et robuste. (…)
Le Laboratoire, 25 juillet 2011.
Cinq véhicules de l’entreprise Italcoge incendiés
Valsusa – Bruciati 5 mezzi Italcoge
Ieri notte, intorno alle 4, è stata attaccata la Italcoge, una delle aziende che lavorano nel cantiere della Tav. Alcuni vandali hanno dato fuoco a cinque camion parcheggiati alla sede di Susa. Per entrare nel piazzale hanno forzato un cancello. Mettendo la diavolina sui pneumatici hanno poi appiccato l’incendio: un camion è stato completamente distrutto, un altro gravemente danneggiato e altri tre coinvolti solo lievemente. Dopo gli attacchi al cantiere, questo è il primo raid contro l’azienda valsusina. Tempo addietro uno dei soci fondatori dell’Italcoge, Ferdinando Lazzaro, era stato aggredito in strada da alcuni manifestanti che lo hanno mandato in ospedale fratturandogli il gomito. Il movimento No Tav, dal suo sito ufficiale www.notav.info, nega di essere coinvolto nel raid vandalico “Riteniamo questo gesto — si legge sulla homepage del sito — non un favore al movimento No Tav, ma anzi un danno e un modo d’intendere la lotta che non ci appartiene”.
I militanti del movimento avevano organizzato, per la giornata di domani, un volantinaggio a Susa “proprio per spiegare la situazione — continua il sito — e denunciare il coinvolgimento della ditta segusina nella distruzione del territorio. Questo atto — continua il sito — va nel senso contrario alle iniziative No Tav, che fanno della partecipazione e della resistenza di massa il nodo centrale di una battaglia che non fa sconti a nessuno, però ferma su alcune prerogative che non sono rappresentate da gesti simili”.
Informa-Azione (Repubblica on line), 25 juillet 2011.
Récit de la journée du 24 juillet
Un’altro giorno di scuola
La giornata appena trascorsa porta con sè le due facce della medaglia della situazione che stiamo vivendo : da un lato la ricchezza, l’unità, la solidarietà del movimento notav e dall’altra l’arroganza di un potere sempre più in difficoltà che sa rispondere a un popolo che difende il suo territorio solo con idranti, lacrimogeni e manganelli.
La giornata inziata con uan gita al Rocciamelone, la cui vetta allieta sempre i nostri sguardi ricordandoci la potenza della montagna, ha avuto due grandi appuntamenti che si sono dimostrati unici : alle 16 il raduno degli alpini notav, che in oltre trecento si sono ritrovati davanti al cancello della centrale per manifestare contro la presenza degli alpini all’interno del non-cantiere di Chiomonte. L’orgoglio di un popolo di montagna, che ha sempre inteso il cappello con la penna come una missione di defa del territorio e della popolazione, non per la guerra e per difendere con il proprio operato, la militarizzazione della Valsusa. Un comunicato syampa dell’ANA , diffidava gli alpini a prtecipare al raduno, in barba agli ordini, gli alpini, ribelli e notav, non solo si sono radunati, ma hanno percorso il sentiero che dalla centrale va alla Maddalena, fermandosi poi anche successivamente.
Alle 18 l’incontro con Heidi Giuliani e Giuliano Giuliani, madre e padre di Carlo. Heidi ci ha riempito il cuore con la determinazione e il suo affetto, parlandoci di Carlo, della loro esperienza con un informazione allineata ai voleri del proprietario di turno. “Il g8 oggi è alla Maddalena” ci ha detto Heidi ricordando come Carlo venne a manifestare a Torino per la morte di Edo e Sole. Un’intervento toccante che si è tenuto sotto il ritmo insulso dell’elicottero delle forze dell’ordine, che per ore ha sorvolato l’area.
Durante tutto il pomeriggio si è protratta la libera battitura delle rete e dei guard rail. Migliaia di notav hanno frequentato il campeggio/presidio per tutta la giornata e intorno alle 20 hanno dovuto fronteggiare l’ennesima arroganza da parte delle forze dell’ordine, che hano lanciato lacrimogeni e getti d’idranta per dispendere l’assedio continuo al non cantiere. Ad un tratto, come per incanto, il fortino più difeso del mondo si è trovato sprovvisto della sua entrata centrale, e il suo cancello è stato aperto, permettendo l’ingresso di alcuni notav, che sono stati respinti dall’idrante e dal cs in quantità. Incuranti della presenza di centinaia di famiglie, i solerti difensori del partito trasversale degli affari, hanno pensato bene di lanciare i lacrimogeni ovunque, ad altezza d’uomo come all’area del campeggio. Sono riusciti, sparando in faccia a poca distanza a ferire un notav con fratture naso e mandibola, lacerazioni interne a palato e gengiva, maschera antigas dilaniata. La democrazia tanto invocata dal politico di turno e tanto ricercata dal giornalista di settore si è manifestata immediatamente con l’uso delle armi e dell’oramai continuo attacco alle persone.
In seguito, per difendere il cancello apetro e per fronteggiare un pavido ntav nascosto nel bosco, le forze dell’ordine sono uscite a fronteggiare i notav e contemporaneamente incuranti del fdanno possibile, hanno lanciato lacrimogeni nel bosco, riuscendio a creare l’ennesimo incendio, che ci augriamo non ci si volgia attribuire anche questa volta. Ne è nato un lungo fronteggiamento, dove il popolo notav non è indietreggiato e solo poi grazie ad un estremo senso di responsabilità, intorno alle 21.30 è stati sciolto.
Dalle 20 un presidio di donne notav si è formato alla baita di Chiomonte, “la notte delle streghe” che ha visto motissime donne di tutte le età maledire il cantiere, sbeffeggiarlo,osteggiarlo con la cratività e la determinazione che solo le donne hanno.
Si sprecano le cronache fatte con il copia-incolla dall’ennesimo comunicato stampa della Questura di Torino, la realtà è sotto gli occhi di tutti. E anche il fortino più difeso a volte… può essere aperto !
Oggi, secondo gli organi di informazione e l’intelligence della Questura, era il giorno in cui i manifestant di Genova venivano in Val Susa. Invece ieri la Valsusa è andata a Genova, trovando braccia aperte in ogni luogo, ed oggi, ancora una volta la Genova dei gas Cs e dell’arroganza di stato, l’hanno portata gli stessi che dieci anni fa massacravano uomini e donne su quel lungomare.
Notav.info, 25 juillet 2011.
ACCERCHIAMENTO NOTTURNO… UN FALO’ NO TAV TANTI ROGHI DEI CANDELOTTI LACRIOGENI SPENTI DAI NO TAV
Apriamo la cronaca con questa precisazione visto il massiccio utilizzo di candelotti lacrimogeni sparati in val Clarea in mezzo alla vegetazione secca. Un utilizzo criminale sia dal punto di vista della quantità di gas che dal pericolo di incendi che si è verificato. Tutti i roghi sono stati spenti dai no tav che la terra in cui viono la difendono. Gli idranti della polizia che si vedranno nelle immagini sono stati unicamente usati contro i manifestanti e mai per spegnere un incendio. Dalla mezzanotte alle tre circa di questa mattina circa tremila no tav hanno accerchiato il fortino della Maddalena. L’appuntamento era dalle ore 18 alla Baita Presidio Clarea dal lato Giaglione dove dopo una cena al sacco i no tav hanno acceso un grande falò che avevano preparato nel pomeriggio. Dal lato del campeggio no tav di Chiomonte invece dopo la cena è iniziato il dibattito organizzato con Ivan Cicconi e Claudio Cancelli da titolo “IL MODELLO TAV COME STRUMENTO DI APPROPRIAZIONE DEL DENARO E DELLA RICCHEZZA PUBBLICA”. Al termine del dibattito alcune centinaia di no tav sono partiti anche da qui attraverso i sentieri alla volta del fortino della Maddalena. Anche dal lato della centrale elettrica poi, chi non era riuscito a praticare il sentiero, ha partecipato facendo pressione al cancello che chiude via Avanà. Un’area militare, difesa con i denti da Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Alpini. La difesa del fortino la medesima da ogni lato, centinaia di lacrimogeni e idranti, il tutto sotto l’occhio soddisfatto dei dirigenti in cerca di promozione. Ore di assedio determinato, con protezione improvvisate ma efficaci, fatto con il cuore grande che la Val Susa ha. In tanti hanno resistito e impegnato la Polizia per ore, tagliando simbolicamente le reti e lanciando grandi mortaretti luminosi. I cori da ogni lato riempivano l’aria della valle e il fumo dei lacrimogeni intanto saliva ancora. Verso le tre circa è terminato di fatto l’assedio notturno che ha prodotto in ogni caso dei buoni risultati. Vergognosa poi la ricostruzione oggi dei media che parlano di incendi nei boschi e guerriglia. L’unico fuoco acceso dai no tav è stato il falo’ in val Clarea a fianco del pilone votivo no tav. Gli altri roghi che si sono accesi sporadici nella notte sono stati provocati dai candelotti lacrimogeni lanciati verso i no tav dalla Polizia. La medesima situazione si era creata nella giornata del 3 luglio ed i roghi, come anche ieri sera erano stati spenti dal movimento, che ha a cuore la sua valle. Chi oggi sta nel fortino vive e lavora per distruggere questo territorio, il movimento no tav lotta per il futuro di questa valle.
Notav.info, 24 juillet 2011.
Trois heures de combats dans la nuit de vendredi
Val di Susa – 3 ore di scontri nella notte
A segnalare la fine della lunga notte di Chiomonte è stato un grande fuoco d’ artificio, di quelli che solitamente chiudono le serate di festa. Ma in Valle di Susa ieri c’ era ben poco da essere allegri, visto che l’ esplosione di luci nel cielo non ha chiuso una festa paesana ma un’ ennesima battaglia intorno al cantiere della Torino-Lione. Il bilancio dei feriti parla «solo» di un carabiniere contuso a una mano mentre i No Tav lamentano un centinaio di persone intossicate dai lacrimogeni. Ma poteva andare peggio. La notte di venerdì nei programmi dei No Tav era preannunciata come quella dell’ accerchiamento. L’ obiettivo era assediare il cantiere presidiato da 600 uomini. Il via alle ostilità, pochi minuti prima delle 23, è stato un grosso incendio appiccato sotto il viadotto dell’ A32. Intorno, altri roghi più piccoli che hanno causato la chiusura dell’ autostrada. Pochi secondi dopo, la prima di una lunga serie di sassaiole contro gli agenti, disturbati anche con laser tascabili e costretti a rispondere con idranti e decine di lacrimogeni. Equipaggiati con maschere antigas e scudi artigianali, i No Tav colpivano e subito si nascondevano tra gli alberi. In prevalenza anarchici i manifestanti hanno poi allargato il fronte delle operazioni arrivando alla recinzione del cantiere in altri due punti dopo aver sfondato un cancello con una fiamma ossidrica. La pace è tornata solo alle 2, dopo un ultimo pericoloso lancio di fuochi d’ artificio e bombe carta tra le forze dell’ ordine. Uno scenario simile si è ripetuto anche questa notte. All’ una i manifestanti si sono avvicinati alle recinzioni del cantiere, e sono stati respinti dagli agenti con un ennesimo lancio di lacrimogeni. Ma le tensioni sono destinate a continuare anche oggi. A Chiomonte infatti è in programma un doppio appuntamento : prima un raduno di alpini No Tav da « contrapporre » ai militari della Taurinense e poi un incontro con Haidi Giuliani, reduce dalla manifestazione di ieri a Genova. Carabinieri e polizia sono in preallarme per il possibile arrivo dalla Liguria anche di gruppi anarchici e infatti già ieri 18 non piemontesi sono stati fermati nei pressi del cantiere. Gli agenti hanno denunciato uno di loro, trovato in possesso di bulloni e petardi, e sequestrato sei maschere antigas.
Leur presse (Claudio Neve, Corriere della Sera), 24 juillet 2011.
Tav, notte di guerriglia
E oggi riparte l’assedio
Chiomonte, timori per il raduno al cantiere: in arrivo anarchici da Genova
Ancora una notte di violenti scontri in Val Susa. Lanci di sassi e bulloni con le fionde, incendi alimentati con combustibile. E poi bombe-carta, potenti laser puntati contro i reparti anti-sommossa. E oggi si ricomincia, con gli ultras No Tav pronti di nuovo ad avvicinarsi alle recinzioni.
Con qualche timore in più, per la presenza di anarchici stranieri, di autonomi e anarchici reduci dai cortei di Genova per il G8. A Chiomonte ci sarà Haidi Giuliani, la madre di Carlo, il ragazzo morto durante gli incidenti del 2001. Alcuni, i francesi, sono arrivati nel camping durante la notte. L’allarme scatterà nel pomeriggio. La fine? Non si sa. L’altra notte, dopo una sassaiola anche sulle corsie, la A32 è stata chiusa dalle 22,30 alle 4. La cronaca. Un centinaio di black bloc, attorno alle 22, aveva scatenato a freddo gli incidenti, senza neanche bisogno di un pretesto qualsiasi.
Le pattuglie dei «Cacciatori di Calabria», un reparto d’élite dei carabinieri, avevano individuato un gruppo di una trentina di incappucciati e armati di spranghe già due ore prima, proprio nel punto dove in seguito hanno tentato, con l’aiuto di altri, in gran parte autonomi e anarchici (identificati dalla Digos) ma anche con l’aiuto e l’incitamento di un esiguo gruppo di No Tav della Val Susa, di ogni età, di attaccare — invano — le recinzioni del cantiere, protetto da un ingente spiegamento di forze.
Alle 3, dopo un ultimo ordigno fatto esplodere nell’area archeologica, gli antagonisti se ne sono andati. Nel frattempo, davanti alla centrale, dopo una prima fase della manifestazione condotta in modo pacifico dalla maggioranza dei No Tav, sono entrati in scena i violenti. Prima il taglio con la fiamma ossidrica di un cancello d’acciaio vicino al ponte, poi il consueto lancio di pietre contro lo schieramento di polizia e carabinieri. Gli alpini della Taurinense sono così entrati per la prima volta a contatto con le frange violente. I militari hanno subito una dose massiccia di insulti, di slogan, puntati da raggi laser. Hanno continuato a presidiare i check point e le aree più a rischio, in piena collaborazione con i carabinieri, la polizia, la Finanza e la Forestale.
Oggi il raduno degli alpini No Tav, contrari all’impiego della Taurinense in Val Susa ma sconfessati in modo duro («Non sporcate la nostra storia») dalla presidenza nazionale dell’Ana. Da una parte una violenza senza senso, dall’altra lo storico e pacifico dissenso contro la Tav. E gli echi di una lunga notte trascorsa nei boschi attorno al cantiere. Decine di luci punteggiavano il pendio sopra la centrale Enel, le torce dei No Tav che in fila indiana seguivano il sentiero sino al viadotto della Maddalena. Un’ora e mezzo di cammino.
«A stare qui, in questi giorni, ho scoperto la vera solidarietà. Noi contro di loro», dice Carlo. Vorrebbe andare su, ma non osa avventurarsi da solo nel buio. «Si sentono rumori ovunque. Potrebbero essere sbirri in agguato». Più in su s’incrocia un gruppo disorientato. «Abbiamo preso di tutto. Ci hanno gasato da fare paura». Sono in quattro. Arrivano dalla periferia di Torino. «Stare qui è una figata. Stasera li facciamo impazzire», dice il «capo», indicando il recinto, strisciando nell’erba. Dopo altri venti minuti di cammino, dall’oscurità emerge un’ombra solitaria. È una zona di guerra.
Cappello militare, maschera antigas, ha deciso di presidiare da solo un angolo del cantiere. Protetto da una roccia, lancia sassi a intermittenza. «Buttano acqua, ma non riescono a colpirmi», dice alzando il pugno in segno di vittoria. Intorno alle 3,30 la battaglia si spegne. Si torna alla base seguendo a ritroso lo stesso sentiero. Il grosso della folla si disperde e se ne va. Alcuni restano a bere birra, a brindare alla nottata, a raccontare le imprese dell’assedio.
Tra le tende si percepisce l’odore dei gas. «Per forza, ci hanno gettato fumogeni anche qui, dentro il campo». Una ragazza con i vestiti fradici abbraccia il fidanzato: «Se mia mamma sapesse che sono venuta in valle a protestare mi darebbe più botte della polizia».
Leur presse (Massimo Numa, Massimiliano Peggio, La Stampa), 24 juillet 2011.
TGV Lyon-Turin : Premier chantier en Italie sous haute protection policière
Après de violents affrontements début juillet entre les opposants à la future ligne ferroviaire à grande vitesse Lyon-Turin et les forces de l’ordre, le premier chantier côté italien suit son cours dans le val de Suse (nord), sous haute protection policière.
Dans la zone de la Maddalena, en pleine montagne, sous un viaduc de l’autoroute reliant Turin à la France, deux pelleteuses s’activent, entourées par quatre fourgons de police.
Lits de camp installés au musée archéologique
Une galerie de reconnaissance de 7,5 kilomètres sera creusée ici début 2012 afin de mieux connaître la géologie du massif et d’assurer la ventilation et la sécurité du futur tunnel ferroviaire. D’ici là, des travaux doivent être menés pour préparer le forage.
Des centaines de membres des forces de l’ordre se relaient 24h/24 pour surveiller ce chantier, dont le démarrage avant la mi-2011 était l’une des conditions pour ne pas perdre des financements européens. Sur place, le musée archéologique de Chiomonte est devenu leur QG. Des lits de camp y ont été installés.
« Nous allons avoir plusieurs mois difficiles durant lesquels le chantier devra continuer avec l’aide des forces de l’ordre. Leur présence est essentielle », explique Mario Virano, commissaire gouvernemental en charge de la ligne Lyon-Turin.
De violents affrontements ont opposé le 3 juillet les forces de l’ordre à des militants « No Tav » (« non au train à grande vitesse ») qui ont donné l’assaut au chantier, épaulés par des « black blocks » (activistes libertaires) venus de l’étranger selon les autorités.
« Cette ligne n’est pas une priorité »
Et depuis, les opposants multiplient les actions de nuit malgré la présence d’une camera thermique pour détecter leurs mouvements.
« Ils sont 70 à 150 tous les soirs. Ils détruisent la clôture mais nous la reconstruisons tous les matins », indique un responsable des travaux, sous couvert de l’anonymat pour des raisons de sécurité.
Côté français, cette ligne est acceptée et trois « descenderies », galeries d’accès au tunnel, ont déjà été creusées mais dans le val de Suse l’opposition reste tenace. « Elle est très enracinée car cette ligne ne nous amène que des problèmes », martèle Sandro Plano, président de la communauté de montagne du Val de Suse.
« Étant donné la situation financière préoccupante en Italie et dans toute l’Europe, cette ligne n’est pas une priorité. Elles ne sont certes pas très rapides mais il y a déjà des liaisons entre la France et l’Italie », argumente-t-il.
Un million de camions en moins par an sur les routes ?
Mario Virano soutient en revanche que l’opposition s’essoufle et veut croire que « l’hiver permettra de calmer la situation » car la neige empêchera aux opposants de camper dans la montagne pour lancer des actions et car les habitants verront, après plusieurs mois de travaux, que ce chantier n’est pas « dévastateur ».
Propriétaire d’un bar dans le village d’Oulx, Letizia D’Accardio est elle favorable à la ligne Lyon-Turin comme de nombreux entrepreneurs de la vallée. « Un chantier, cela amène des ouvriers et donc du travail pour nous comme lors des Jeux olympiques » de Turin en 2006, déclare-t-elle derrière son comptoir.
Projet stratégique pour le réseau européen, cette ligne devrait permettre d’ôter à terme de la route 1 million de camions par an et de raccourcir le trajet Paris-Milan à un peu plus de 4 heures contre 7 actuellement.
Mais sa construction a pris du retard notamment à cause de l’opposition en val de Suse et de lenteurs administratives. Le creusement du tunnel de 57 km de long à la base du massif devrait commencer en 2014-2015 pour une mise en service en 2025 et non en 2023 comme prévu initialement. Rigueur oblige, le coût de la partie transfrontalière devrait descendre à 8 milliards d’euros contre 10 en raison notamment du renvoi de la construction d’un deuxième tunnel côté italien.
Leur presse (Agence Faut Payer), 21 juillet 2011.
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